Son tornato da quasi due mesi dopo 241 giorni di viaggio a giro per il mondo.
La gente che incontro mi chiede com’è stato, cosa ho visto, qual’è il posto piú bello… ma anche se mi sentono dare una risposta immediata, sicura, io, in realtà sto ancora cercando di processare il tutto. Come uno di quei vecchi computer che ci metteva diversi minuti prima di lanciare il programma… beh sto ancora riordinando i pensieri, immagini, sensazioni, emozioni, esperienze che ho vissuto in tutto quel tempo.
Rimango impressionato quando incontro persone che hanno viaggiato tanto e si ricordano tutto con grande facilità. Per me è ancora cosi confuso.
Sono chiaramente in un momento di stallo, tornato da poco sono ripartito subito tra Malta, Sicilia e Londra. Ora sono a Parigi mentre vi sto scrivendo.
Sono qui a raccogliere i vari cartoni che lasciai prima di partire, sparpagliati nelle varie cantine di amici. Sto facendo coi cartoni quello che sto facendo con i pensieri. E forse una volta finito e spedito tutto, avrò anche riordinato un pò dentro di me.
Sai amico/a mio, partiamo spesso con un’idea precisa in testa, ma poi anche se torniamo a casa con una risposta ci sono inesorabilmente altre domande che appaiono.
Tipo: Casa…? già… casa.
Mi ero detto, quando torno saprò cosa fare della mia vita. Cioè, Saprò se dovrò continuare a fare l’attore per esempio, o passare ad altro. Saprò finalmente dov’è casa, dove andare a vivere.
Speravo in un miracolo, sai? Speravo di innamorarmi cosi tanto di un posto da dire: ok, fermati, è qui che devi stare. Volevo assolutamente trovare un posto dove finalmente stare in pace con me stesso.
Chiaramente il viaggio mi ha dato tanto, ora mi sento molto piú calmo rispetto a prima. Mi sento molto piu coi piedi per terra. Connesso con me stesso . Ovviamente, ho esaudito uno dei miei sogni d’infanzia. Girare per il mondo. Quindi mi sento appagato sotto questo aspetto.
Per essere precisi, non ho fatto il Giro del Mondo, cioè non ho visitato i 194 paesi del mondo che il passaporto italiano permette di fare. No, solo 13 in questo giro. E in vita mia ad ora sono a 34. Conosco persone che ne hanno visti 70. Roba da matti.
Ecco la lista per chi non lo sapesse: Partito dall’Italia ho fatto Canada, California, Giappone, Corea del Sud, Vietnam, Thailandia, Cambogia, Laos, ancora Thailandia, Malesia, Indonesia, Filippine, Hong Kong e India.
Per darvi un’idea piú precisa ho seguito il sole, il caldo. Una cosa certa è che volevo saltare l’inverno e tornare a primavera estate in Europa. E onestamente vorrei tanto rifarlo. Ci sto cosi bene al caldo.
Fatto sta che casa ancora la sto cercando.
Da bambini abbiamo la certezza che casa è la dove i genitori sono. Casa è mamma e babbo.
Da bambino casa mia era mamma, che si spostava tra Africa e Francia, e babbo, che stava e sta tutt’ora a Livorno. Sono praticamente nato viaggiando, capite ora che fermarmi è difficile.
Quindi, soldi permettendo son stato via dall’Europa finché non sentivo il bisogno viscerale di tornare. Mi mancavano gli amici, la famiglia, un letto familiare e una bella pastasciutta al ragù.
Mi sento dire che è solo una questione di tempo e poi farò come tutti gli altri, cioè trovare lavoro fisso, comprare casa, sposarmi e fare famiglia.
Io ho passato gran parte della mia vita a dirmi che forse dovevo fare cosi. Che probabilmente c’era qualcosa di sbagliato in me. Come un cortocircuito che non mi facesse fare le cose normali. Ma poi col tempo ho capito che facevo parte di un altro gruppo di persone. Gli avventurieri, quelli che vivono di esperienze e che odiano la routine.
Anche noi peró cerchiamo in qualche modo stabilità. Un porto al quale tornare.
Sapere che da qualche parte c’è una casa che ti aspetta è riconfortante.
E il viaggio mi ha portato a riflettere. Il mio bisogno incessante di avventura puó per caso convivere con la voglia di creare famiglia? Con la voglia di fermarmi un pó?
Per chi mi conosce sa che non è facile per me dare una risposta. Vorrei trovare l’equilibrio perfetto in tutto ció. Ma sono uno spirito libero e chi è come me sa come ci si sente.
Per esempio… ho viaggiato fino a spremermi per 241 giorni… mi dico che va bene cosi, che è tempo di tornare. Ma probabilmente anche questa volta succederà quello che succede sempre. Magari non subito, magari fra diversi mesi o anni, ma tornerò a sentire la voce che mi sussurrerà sempre più forte: vai Jacopo, vai.
Quindi come vivo questo ritorno?
Mi sento spaesato e mi ritrovo spesso ad osservare la gente, le dinamiche della città, ascolto i discorsi che fanno le persone, sento quanto la gente non si vuole bene. A se stessa e agli altri. Sento criticare alla prima occasione. Avremmo tutti cosi bisogno di staccare e viaggiare un pó, vivere quell’esperienze che mai oseresti fare. È solo cosi che puoi sviluppare un vero senso critico su di te. Ti permette di vedere che spesso non ha senso soffermarsi su cosa ha fatto lui o cosa ha detto lei, perché il mondo è altro. Ci sono cosi tante cose belle da vedere e da fare che il resto è solo futilità.
Osare sfidare il destino, aprire il cuore a sconosciuti, sederti in mezzo ad una collina al buio ed osservare le stelle. Bere una birra con gente che non parla la tua lingua e ridere lo stesso, fare karaoke fino alle tre di notte con 5 persone senza neanche sapere il loro nome; Prendere la moto e guidare senza meta al confine con la Cina, camminare sul bordo di un cratere di un vulcano attivo, cavalcare in mezzo alla nebbia e amare anche se sai che finisce li.
Ritornare è difficile si. Soprattutto in una realtà dove sembra che non sia cambiato niente.
E osservo i miei amici, la mia famiglia e so per certo che loro sono il mio porto. Perché esteriormente potranno cambiare quanto vogliono, ma dentro, il legame che ci tiene, quello è immutabile.
E probabilmente è tutta un’illusione… E che quindi non si torna mai e il viaggio è solo un altro passo nel corso della tua vita. Un progredire lento verso il vero ritorno alla sorgente.
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